L'appuntamento del G8 dell'università a Torino cade all'indomani del vertice UE a Louvain sullo stato di attuazione delle linee guida del processo di Bologna. Due appuntamenti in cui governi nazionali e governi dell'università disegneranno le future politiche internazionali su ricerca e formazione. Consideriamo perciò l'appello dell'Onda torinese per un grande evento di contestazione un'occasione per riaffermare quanto in questi mesi è accaduto in Italia: è infatti dall'autunno che gli studenti e i precari hanno deciso di scendere in piazza per resistere alla dismissione dell'università pubblica e per affermare i percorsi di autoriforma che vanno nella direzione di un'università autonoma e autogestita. Vogliamo vivere le giornate di Torino raccogliendo le sfide che i movimenti degli ultimi anni hanno posto: infatti dalla Francia nel 2006, passando per l'insurrezione greca e le ultime manifestazioni di Londra e Strasburgo, il linguaggio comune è stato quello del conflitto intorno alla precarietà e contro la crisi. Londra e Strasburgo d'altra parte hanno segnato una frattura rispetto alle pratiche passate di contestazione: i controvertici hanno preparato il terreno, ma i movimenti insorti negli ultimi mesi hanno visto l'irrompere di una radicalità sociale diffusa. Il G8 di Torino rappresenta in questo contesto un'ulteriore tappa del processo di costruzione dello spazio europeo del conflitto. Louvain e Torino sono i luoghi non legittimi in cui ministri e rettori pretendono di decidere il futuro della formazione e della ricerca. È evidente come il processo di Bologna sia completamente fallito; basti vedere ciò che ha prodotto in Italia attraverso l'introduzione del 3+2 che ha completamente destrutturato la didattica nell'università senza realizzare il legame con il mondo della produzione che si proponeva come obiettivo principale. È altrettanto evidente inoltre quanto in Italia ai rettori interessi più la conservazione del potere baronale che la reale ristrutturazione del sistema universitario.
In una situazione in cui il mondo della ricerca è popolato quasi esclusivamente da precari, la gestione dei fondi è invece ancora usata come strumento di assoggettamento per la conservazione delle posizioni di potere. Ci chiediamo allora come possano considerarsi legittime le discussioni portate avanti da chi in questi ultimi dieci anni ha tentato di distruggere il futuro della formazione e della ricerca. L'Onda ha affermato in questi ultimi mesi e ha iniziato a praticare l'unico processo possibile per l'uscita dalla crisi permanente: la cooperazione e l'autogestione della produzione dei saperi.
L'università autonoma ed autogestita è l'unico futuro possibile in alternativa alla fallimentare dicotomia pubblico-privato. A Torino ci vogliamo arrivare! Il governo ha più volte dimostrato nella pratica la volontà di bloccare la mobilità dei movimenti, ma così come il 18 Febbraio l'abbiamo rivendicata contro il protocollo sui cortei, così continueremo a rivendicarla per raggiungere Torino. Le forze sindacali, politiche e sociali del paese devono prendere posizione: continuare ad allinearsi al governo o difendere la libertà di sciopero e di movimento.Noi non abbiamo dubbi sulla nostra posizione: saremo per le strade di Torino per bloccare il vertice e liberare il nostro futuro.
Assemblea d'ateneo della Sapienza in Onda verso il G8 di Torino
domenica 3 maggio 2009
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